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    françois coppée'nin bir operası. aşağıdaki gibidir.

    silvia, soprano
    zanetto, contralto

    scena prima

    silvia, sola

    (silvia, con una veste bianca, è appoggiata alla balaustrata ; contempla, fantasticando, la campagna)

    maledetto l'amor ! non ho più lacrime.

    (discende, lenta)

    son la crudel signora,
    che ognun sempre adorò, che ognuno
    adora.
    ognun col labro rispettoso sfiora
    la mia man : ma l'ardore
    del bacio non salì fino al mio core.
    m'uccide il tedio. le silenzïose
    chiari notti d'estate,
    che pajon fatte per le serenate,
    danno a' poeti il destro
    di sfogar l'estro,
    ed ecco... in onor mio dispiegan l'ali
    scipiti madrigali.
    [il soldato, il mercante, il podestà
    ai piè mi gittan l'oro,
    ma disprezzo costoro
    e la lor vanità.
    soffro ! viver così, senza un amore,
    viver non è. non mi ricorda un fiore
    qualche affetto gentil.]

    (addita la città)

    firenze splende
    laggiù, lontana, nel sereno ; e tende,
    forse, lo suardo al cielo un giovinetto
    che m'ha vista una volta, e sente in petto
    battere il cor per me, per me l'indegna.
    se a traverso la mia
    strada fatal si trovi... oh ! non isperi
    di fuggirsene via...
    e non sarò la sola disgraziata !

    zanetto

    (canta da lontano, sempre avvicinandosi).

    cuore,
    come un fiore
    si dischiude in te l'amore :
    la canzon non è gioconda,
    l'odi tu, piccina bionda.

    cuore !
    v'è il dolore
    tra il profumo e lo splendore...
    par che il pianto si nasconda
    in quel fior, piccina bionda.

    silvia

    dolce è la melodia : la voce tocca
    il cuor. ma queste fole,
    queste fole d'amore, io non l'intendo più.

    (sale lentamente su la terrazza, volgendosi distrattamente verso la parte da cui veniva la voce. zanetto col liuto a tracolla, e trascinando per l'erta il mantello, entra con aria allegra senza veder silvia).

    scena seconda

    silvia, su la terrazza, zanetto.

    zanetto

    le notti estive ridono al viaggio,
    e si va della luna al chiaro raggio.
    ma di lassù le stelle infondono coraggio
    con le pupille d'ôr.
    son giunto. ama firenze
    il suono del liuto e la canzon d'amor ?
    non posso in quest'arnese
    picchiare alla locanda del paese.
    mi converrà dormire all'aria aperta.

    (si sdraja sulla panca avvolgendosi nel mantello).

    silvia

    (scende della terrazza).

    oh, poveretto ! ed io che avevo in uggia
    questa serenità !
    debbo chiamarlo ed ospitalità
    debbo offrirgli ? ma che ! dorme di già.

    (guardando zanetto addormentato)

    il silenzio, i profumi della sera,
    questo fanciul dormente,
    mi turban forse ? un palpito
    novo m'agita il core. ahimè ! somiglia

    (guardando più da vicino)

    al sogno mio ! su ! destati.

    (prendendolo con dolcezza per la mano).

    zanetto

    (si sveglia e guarda silvia con adorazione e meraviglia)

    la bianca visïone - che in sogno mi ridea.

    silvia

    bambino ! solo un pallido
    raggio di stella l'occhio tuo vedea.

    zanetto

    no, no, tu sei la bella
    realtà del mio sogno : questa voce divina
    l'udivo a me vicina !

    silvia

    son, se ti piace, un ospite
    gradita al viandante !

    zanetto

    (guardandola).

    grazie. ho cenato tardi,
    e il sonno mi svanì.

    silvia

    (tra sè)

    silvia, sii buona ! e l'amor tuo funesto...
    ed un fanciullo è questo.

    (a zanetto).

    ma, dimmi, non potrò saper chi sei ?

    zanetto

    sono zanetto : un nomade
    suonator, mi diletto
    ogni dì nel cambiar d'aria e di tetto.
    venti mestieri inutili
    mi fan campar la vita :
    so condurre col fragile
    remo la barca rapida ;
    slancio nell'aria il falco
    a volo in corsa ardita ;
    domo col morso l'agile
    puledro ; e in un sonetto
    chiudo le rime fulgide
    in cerchio d'oro stretto.

    silvia

    e non saranno rare
    le volte in cui ti manca il desinare !

    zanetto

    tavolta sì... ma se trovo in paese
    qualche signor cortese,
    io sono il benvenuto ;
    m'accettano alla mensa, il mio liuto
    rallegra la brigaga,
    e... per quel dì la cena è assicurata !

    silvia

    firenze è la tua mèta ?

    zanetto

    non so. se mai più florido
    qualche sentier mi piaccia,
    lo seguirò. la strana fantasia
    segue l'ardita traccia
    segnata dall'augel nell'aria azzura.
    ancor su 'l mio cammino
    non trovai la fortuna.

    silvia

    ma non sognasti un giorno di riposo
    nel correr tuo fantastico e dubbioso ?
    e non l'ha mai veduta una casetta
    bianca tra i verdi pampini
    d'onde una giovinetta
    un rapido buon giorno ti mandò ?

    zanetto

    sì, qualche volta. ma qual io mi sono
    penso ai padri, ai tutori, e non mi piace
    delle famiglie disturbar la pace.

    silvia

    nè ti termasti mai se la fanciulla
    il fiore ti getto che aveva in petto ?

    zanetto

    un bacio, e seguitavo la mia strada.
    la libertà m'è cara :
    non voglio altro fardello
    che il liuto e la piuma de capello.
    un amore dentro il core
    è un bagaglio troppo grave !

    silvia

    l'augel di bosco non vuol gabbia !

    zanetto

    mai !

    silvia

    chi sa che un giorno non t'alletti il nido !

    zanetto

    no, no ! l'amor mi fa paura. sai ?
    e così bello andarsene
    via come le libellule
    che van per l'aria, libere !

    silvia

    ma non sarai felice...
    e vieni qui dal fato
    tenuto per la mano,
    o il vol di qualche rondine
    seguisti da lontano ?

    zanetto

    quasi !

    silvia

    ti guida dunque una speranza ?

    zanetto

    appena un sogno.

    silvia

    parla !

    zanetto

    io qui potrei
    forse restare. senti : i pari miei
    padre e madre non hanno.
    son figlio d'un marchese o d'un villano ?
    e chi lo sa ? pel mondo
    corsi fin'ora, libero e giocondo,
    nè mai vita migliore ho sospirato.
    ma da quando ho gustato
    la cara voce tua, madonna bella,
    ho sognato d'avere una sorella ;
    quando m'hai susurrato
    dell'intima dolcezza
    di una casetta, lunge dai rumori
    del mondo, in mezzo ai fiori,
    allora sì, mi son sentito solo !
    io cedo ai tuoi consigli.
    oh, se volessi
    trattenerti vicin quest'usignolo
    randagio ! io resterei
    teco, sempre d'accanto
    mi avresti, e col mio canto
    le tue lunghe giornate abbrevierei !

    silvia

    bambino !

    (da sè)

    come il core
    mi sussulta ! che è mai questo timore ?
    averlo sembre meco, qui udirlo delirante
    darmi il nome d'amante !
    oh, il mio sogno avverato !

    zanetto

    vuoi ?

    silvia

    (da sè).

    se voglio ? oh no, mai !
    pur è lui che mi supplica !

    zanetto

    madonna, domandai
    troppo, lo so ; ma vuoi ?

    silvia

    (da sè).

    saprà chi son domani.

    zanetto

    anco una volta,
    vuoi ?

    silvia

    non posso !

    zanetto

    e perche ?

    silvia

    son vedova, son povera, nè musici
    posso ospitar, nè poeti erranti.

    zanetto

    uno scudier non hai ?

    silvia

    no !

    zanetto

    un paggio ?

    silvia

    no !

    zanetto

    io con un frutto desino !

    silvia

    deh, taci !

    zanetto

    ma...

    silvia

    son vedova,
    vivo nel pianto, sola.

    zanetto

    ed io non vo'
    che starmene a' tuoi piedi ?

    silvia

    e impossibile, credi !

    zanetto

    dunque per sempre addio,
    bel sogno mio !
    avro forse domani
    più fortuna con silvia.

    silvia

    (da sè).

    che dice ?

    zanetto

    poi che vani
    fugono i preghi miei,
    io chiederti vorrei
    di silvia fiorentina.
    la dicono regina
    d'ogni bellezza,
    dicono che il suo sguardo vellutato
    è una carezza
    che conquista e innamora,
    dicono che è bella e pallida...
    al par di te, signora ;
    e poi ch'è ricca e prodiga...
    andavo a cercar lei !

    silvia

    mio dio !

    zanetto

    forse potrei
    entrar fra i suoi scudieri.
    ma intesi mormorare
    che la strana bellezza
    di quell'altiere donna
    e il pazzo viver suo recan sventura.
    ti confesso, madonna, che ho paura.
    che debbo far, consigliami.
    debbo andar da silvia ?

    silvia

    (fra sè).

    sarebbe ritornato !
    questo fanciullo ignoto,
    che mi colmò di tenerezza l'anima,
    la sorte me l'invia.
    e la felicità, devo cacciarlo via ?

    zanetto

    t'ho così poco amica,
    che non mi vuoi rispondere ?

    silvia

    (fra sè).

    è infame... ma così volle il destino !

    zanetto

    ebben ?

    silvia

    (dopo un silenzio, e con grande sforzo).

    senti, bambino.
    non cercar di colei. la tua bell'anima,
    non conosce il pericolo !
    s'io non posso proteggerti,
    ospitarti, potrò salvarti. ascoltami.
    no, non andar da silvia !
    pagare il pano, il letto
    colla canzon gioconda
    che ti fiorisce sulle labbra è bello,
    ma bisogna conoscere
    che pan, che letto è quello.
    o zanetto, zanetto,
    se mi commuovo è perché t'amo... come
    un bambinel che si vuol salvare.
    oh, seguita a cantare
    del bosco fra le chiome !

    e se poi, quando olezza il novo aprile,
    presso la soglia d'un umil casetta
    vedrai, sovra il lavoro
    china, una giovinetta
    da gli occhi neri e dai capelli d'oro,
    oh, fermati, cantore,
    quello è il nido d'amore !

    zanetto

    ti obbedirò. ma può darsi che silvia
    sia calunniata.

    (silvia fa un gesto di dolore).

    certo
    la ferita del povero tuo core ho riaperto !
    tu m'hai detto che hai l'anima
    triste ! un fratello amato,
    un caro fidanzato la silvia t'ha rubato !
    non temi sol per me... tu sei gelosa !

    silvia

    (con grande tristezza).

    immagini una cosa
    non vera... va, va... parti !...
    tu non puoi figurarti
    quanto, quanto mi dolga
    dirti che tu rivolga
    lontano il piè dall'intrapresa via !
    ma, prima che tu vada
    per la tua strada,
    mi puoi rendere grazie :

    (con amarezza).

    io t'ho salvato !

    (fra sè)

    tutto è finito. ahimè !
    se m'avesse scoperto.

    zanetto

    partirò. te n'accerto,
    non anderò da silvia
    dopo quel che m'hai detto.
    io partirò, portando meco un balsamo
    soave e sconosciuto :
    qualche cosa di tenero
    c'era nel tuo rifiuto !
    e avrò di te soltanta la memoria
    che se non hai potuto
    ajutarmi, o madonna, in qualche canto
    del tuo core hai provato
    e dolore e rimpianto ?

    silvia

    (vivamente, offrendogli un anello).

    no, certo, e quest'anello
    ti ricordi di me.

    zanetto

    (con un gesto di rifiuto)

    perdona... troppo bello,
    troppo ricco è il giojello...
    grazie, madonna, accettarlo non posso.
    ma, dimmi, non sei tu vedova e povera ?

    silvia (fra sè).

    m'abbia riconosciuto,
    ed una prova sia questo refiuto ?

    (a zanetto).

    ma che vuoi ch'io ti dia ?

    zanetto

    un ricordo... non voglio l'elemosina...
    un nulla, ma che sia
    caro a te. guarda. il fiore
    che fra i tuoi splendidi
    capelli muore..

    silvia

    (dandogli il fiore).

    eccoti il fior. prima che sia spuntato
    il dì, morrà nella tua mano il candido
    fiore... ma la sua morte
    io voglio ti rammenti la mia sorte ;
    quando sarà appassito,
    dimenticami. addio.

    zanetto

    o madonna, di grazia,
    una parola ancora !
    io tremo nel riprender l'infinito
    mio viaggio, e mi pare
    che di qui non ci sieno
    più sentieri che portino
    alla gioja. ho paura,
    di scegliere. la mia buona ventura
    tu guidi. scegli tu
    per me. faro il cammino
    che m'imporrà la tua piccola mano !

    silvia

    (che ha già salito alcuni scalini della terrazza, indica a zanetto la parte opposta alla città).

    e sia !... dunque, di là, dove splende l'aurora !

    (zanetto fa qualche passo verso silvia, ma essa lo ferma col gesto, egli, dopo aver fatto un gesto disperato, fugge bruscamente).

    scena terza

    silvia, sola

    (rimane un istante sulla terrazza, pensierosa e guardando zanetto che si allontana. poi, ad un tratto, si nasconde il capo fra le mani e piange).

    sia benedetto amore, posso piangere ancora !

    fine


    (take care dream on - 10 Temmuz 2003 11:24)

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